C’erano una volta 13 ragazze, che giocavano insieme a pallavolo. Nel giro di nemmeno sei mesi: quasi tutte si sono infortunate a intervalli troppo ravvicinati, tante si sono spostate per motivi di lavoro o studio, poche sono riuscite a rimanere, oltre che vicine, soprattutto sane.
Ed ecco che arriviamo alla 14ma gara di campionato d’eccellenza, che vede in campo il Redentore A contro le padrone di casa, Seven Fighters.
Le premesse non sono delle migliori: la nostra squadra è letteralmente arrabattata alla bell’e meglio, viste le numerose defezioni per i più disparati motivi. Ma, dal momento che non ci siamo mai fermate davanti agli ostacoli, abbiamo deciso di giocare al meglio delle nostre capacità, “nonostante tutto”.
Così ci troviamo in una palestra enorme, con una quantità infinita di righe, scivolosa, ma non troppo, e con un fondo liscio, ma molto morbido che aiuta il salto.
E la partita è stata anche bella per i primi due set, l’arbitro era in difficoltà quanto noi a capire se le schiacciate finissero dentro o fuori, ma siamo riuscite a cavarcela egregiamente, nonostante solo tre giocatrici su sei giocassero nel proprio ruolo. Due set condotti bene, senza eccessive difficoltà, impostati bene sul piano del gioco e conclusi 22-25 per noi ospiti.
Il terzo set, invece, ha rappresentato il punto di svolta (in negativo) della partita. Andiamo con ordine. Fin dall’inizio, il segnapunti ufficiale non si è fatto vedere, quindi la seconda palleggiatrice della squadra di casa ha assolto al compito, in divisa di gioco. Ma al terzo set, questa è dovuta entrare in campo e a segnare i punti sul referto ufficiale sono state due ragazze, sempre delle Seven Fighters, che però non avevano le competenze, per cui l’arbitro ha abbandonato il suo scranno rialzato per seguirle, mentre arbitrava la partita. Grottesco, se non peggio. Detto questo, tra le difficoltà nella gestione di gara e il nostro salto nel buco nero, il terzo set è stato vinto dalle padrone di casa 25-22.
A questo punto, lo sconforto, la stanchezza, il nervoso e tutto l’insieme di cose che ci giravano in testa si sono fatte sentire. Nonostante il quarto set fosse partito bene per le nostre, subiamo punti e ci facciamo recuperare. Palle contese, scontri lunghi, confusione ci portano via via verso la chiusura di set, anche se ancora non riusciamo a capire se ce la faremo oppure no. Uno scatto d’ira di una delle nostre giocatrici costa il rosso a lei (per maleducazione) e il punto alle avversarie. Cerchiamo di riportare la partita su climi meno tesi, ma la tensione non accenna a diminuire. Però, nonostante tutto, riusciamo a sbloccare la situazione di parità e a portarci in lieve vantaggio, che manterremo fino alla fine del set, chiudendolo 20-25.
Una gara che mette in luce diverse cose, a partire dalla pessima gestione della gara stessa, che ha innervosito un po’ tutti, per terminare alle note positive, i 3 punti conquistati che ci fanno mantenere il secondo posto in classifica e ciò che ci dimostra ancora una volta di essere una grande squadra: nonostante tutto, gli infortuni, le assenze, i cambi di ruolo e l’ignoranza spiccata di qualcuno, siamo unite e sempre pronte al sacrificio, pur di portare la nostra squadra e il suo nome sempre più in alto. Per questo motivo ho deciso di non nominare nessuna delle giocatrici: tutte, dalla prima all’ultima, si sono distinte per grande forza di volontà e spirito di squadra, sacrificandosi senza riserve per la vittoria.
Ad allenamento, sul campo e fuori siamo il Redentore A, un gruppo unito e coeso che non si lascia scoraggiare.
Nonostante tutto.