E così arriva la prima sconfitta per il Redentore A, che ci lascia con l’amaro in bocca per l’occasione sprecata contro le dirette avversarie in casa. La Sammartinese si è presentata agguerrita e disposta a giocare la partita non solo sul campo, ma anche sul morale.
Ci sarebbero molte cose da dire, ma andiamo con ordine. La partita è cominciata nel migliore dei modi per le padrone di casa, che chiudono il primo set con ampio vantaggio (25-13). In questo set tutto è stato fatto secondo le regole del buon gioco: coperture, muri, attacchi, battute, ricezioni, appoggi. Il gioco era vario e le avversarie non sono riuscite a gestire la situazione.
Al cambio campo ci presentiamo con lo spirito più rilassato, ma ancora concentrate. Almeno per i primi punti. È consuetudine, ormai lo sappiamo, mollare la presa dopo aver vinto un set velocemente e bene. Quindi incassiamo il set perso (19-25) senza troppe storie, abbiamo sbagliato, ma non vogliamo perdere, dobbiamo impegnarci di più e mettere a posto gli errori che abbiamo commesso, in modo da non ripeterli.
Il terzo set, infatti, parte molto bene, senza regali da parte delle avversarie, ma con grande convinzione da parte nostra. Forse, però, il vantaggio di quasi dieci punti sulle avversarie quando siamo a 5 punti dalla chiusura, ci convince che è stato facile, insomma, c’è l’abbiamo già fatta. Ed è qui che capitoliamo, facendoci non solo raggiungere e superare, ma anche consegnando la vittoria del set nelle mani delle avversarie (23-25).
Il quarto set comincia teso, perchè non vogliamo perdere, ma sembra impossibile da fuori che possiamo recuperare. Ci proviamo in tutti i modi, ma siamo sempre sotto. Gli errori si accumulano da parte di tutte, subiamo il nervosismo e non gestiamo bene la situazione. Morale della favola, il set è andato (16-25) e la partita è persa 3-1.
Ora, dopo la cronaca di gioco, passiamo alle critiche. Sia ben chiaro, la partita l’abbiamo persa sul campo NOI, su questo non ci sono dubbi, perchè abbiamo sbagliato e perchè non sempre riusciamo ad essere superiori alle provocazioni e lasciar correre quando serve.
Rimane, però il fatto che in un campionato CSI non è concepibile che ci siano mancanze di rispetto continue da parte degli ospiti. Il Redentore A si premura ogni volta di arrivare in orario sul campo di gioco, non si permette di insultare le avversarie, ne le loro famiglie. Il nostro allenatore non è andato sotto la sedia dell’arbitro a lamentarsi del pubblico avversario, nemmeno quando questo è stato assolutamente antisportivo. Queste cose per noi valgono sia in casa che fuori, senza distinzioni.
La cosa peggiore successa riguarda un (fortunatamente) mancato infortunio del nostro libero, per cui è stato tempestivamente fermato il gioco senza attribuire il punto. La squadra avversaria, in vantaggio di svariati punti, si è lamentata perchè il punto doveva essere loro. Peccato che noi avessimo visto la caduta bruttissima della nostra giocatrice e volessimo verificare le sue condizioni. Poi per forza ci viene il sangue amaro. Speculare sugli infortuni è una delle cose peggiori che si possono vedere sul campo.
Questo e altri episodi fanno perdere la voglia di scontrarsi contro certe squadre. Lo sport dovrebbe essere competizione, sì, ma rispetto per l’avversario prima di tutto. Magra consolazione, in questo abbiamo vinto noi.