Intervista ad Andrea Alessi, presidente della società sportiva SS. Redentore

Tags

Intervista ad Andrea Alessi, presidente della società sportiva SS. Redentore

Ci racconti in poche parole cos’è per lei il SS. Redentore a.s.d.

La società sportiva è nata nel 1988 dall’esigenza di dare ai ragazzi che partecipavano alle attività parrocchiali e ai loro amici la possibilità di praticare un’attività sportiva che rispondesse alle loro esigenze, vale a dire uno sport accessibile a tutti, affrancato da qualsiasi logica di interesse.

Lo sport è così entrato a far parte degli strumenti della pastorale giovanile parrocchiale, coniugando la crescita fisica con quella sociale e spirituale. Fin dal giorno della sua creazione, ho partecipato a questa attività, prima seguendo ciò che altri organizzavano, poi dal 1990, in veste di presidente, mi sono impegnato in prima persona in questa realtà per me unica e meravigliosa, con tutte le sue gioie e le sue difficoltà.

Ora, con il riconoscimento da parte del CONI, la nostra società ha raggiunto una tappa fondamentale per potersi definire una realtà importante e di riferimento, non solo in ambito locale.

Secondo lei, qual è il rapporto fra la società e i parrocchiani? C’è compartecipazione?

Partendo dal fatto che don Fulvio ci ha sempre sostenuto e incoraggiato, lo sviluppo del rapporto tra la società e i parrocchiani è uno dei nostri principali obiettivi di quest’anno, perché le attività organizzate in parrocchia ci hanno dato visibilità ed è stato dimostrato un certo interesse da parte loro. Inoltre devo dire che siamo stati sempre trattati con affetto e con un pizzico di orgoglio per i risultati ottenuti, anche se sono convinto che tanto ancora si debba fare, sia perché, purtroppo, svolgiamo gran parte dell’attività fuori dalla parrocchia, sia perché non c’è mai stata l’abitudine da parte dei parrocchiani di seguire le nostre partite a causa della scarsa informazione. Già da quest’anno, però, stiamo tentando di ovviare a questa carenza tramite la diffusione delle notizie che ci riguardano sul nostro sito (www.ssredentore.org).

Oltre che presidente, è anche allenatore della squadra di pallavolo femminile da tanti anni: soddisfazioni e rimpianti?

Nessun rimpianto, nemmeno per aver disputato e perso la finale per l’assegnazione dello scudetto nazionale, poiché sul momento mille pensieri mi sono passati per la testa ma alla fine mi sono reso conto della grande impresa compiuta: un gruppo di ragazze rappresentanti la nostra parrocchia che hanno saputo soffrire, divertirsi e diventare vice-campionesse d’Italia. Una bella soddisfazione! Non sono solo i risultati sportivi ciò che amo ricordare di più. Certo, abbiamo vinto tanto in questi anni, ma siamo soprattutto una bella realtà umana; ci sono ragazze che ho il piacere di allenare da più di 12 anni e credo che il merito sia loro e della bontà del progetto che proponiamo e che le spinge a continuare. A rafforzare ulteriormente il lavoro fatto, devo citare che la squadra femminile si è fregiata non solo di titoli agonistici, ma è stata insignita di 23 riconoscimenti, in poco più di dieci anni, come la squadra partecipante ai tornei Csi più disciplinata e rispettosa dei principi del fair-play, permettendo alla società di essere premiata a livello assoluto, per 10 anni consecutivi, come sodalizio di pallavolo più corretto. E questo è un traguardo raggiunto anche da tante altre nostre squadre, nei vari sport, in questi 20 anni.

Da presidente ci deve dire due parole su ognuna delle “sue” squadre?

Premetto che sono tifoso di ognuna di loro, non solo perché devo esserlo in quanto presidente, ma perché conosco ognuno dei ragazzi che vi giocano e ho la fortuna di potermi confrontare con loro e con i loro allenatori per poter essere aggiornato su tutto ciò che accade.

Partiamo dai più piccoli, la squadra di pallavolo femminile under 14, vero cantiere e futuro della nostra società, circondata da attenzione e competenza, muove i primi e importanti passi nello sport, una realtà bella e aperta veramente a tutte le ragazze a cui piace la pallavolo e lo stare assieme.

Passiamo alle 2 squadre di pallavolo femminile under 18, che accolgono ragazze di diversa età ma che stanno vivendo una bella esperienza sia di gruppo che agonistica anche a livello regionale.

Della categoria open della squadra che alleno vi ho già parlato, ma non va dimenticata l’altra squadra, composta da giovani speranze che si cimentano con sempre più entusiasmo in un campionato abbastanza difficile, ma che affrontano con il giusto spirito.

Per concludere il settore pallavolo ricordo la nostra squadra open maschile che raccoglie un gruppo di nostri giocatori che possiamo definire “senatori”: da tanti anni infatti hanno scelto di difendere i nostri colori, con l’aiuto di alcuni ragazzi che abbiamo accolto con entusiasmo e hanno dato nuovo sprint alla squadra.

Passiamo al basket che, dopo un normale percorso di avviamento (la squadra è nata 4 anni fa), oggi si può definire una bella realtà, che andrà sempre migliorando e confermando ciò che di buono ha fatto sino ad ora.

Una novità di quest’anno, anch’essa, come il basket, frutto dell’intraprendenza organizzativa del nostro D.S. Fabio, è la squadra di Calcio a 5 open maschile, che sta ottenendo ottimi risultati fin dalla sua prima apparizione. Abbinata ai grandi c’è la squadra di Calcio a 5 under 16, che raccoglie l’eredità del primo gruppo sportivo formato in parrocchia venti anni fa.

Per concludere, ultimi ma non ultimi, visto l’ottima annata sportiva, la nostra squadra di Calcio maschile, un concentrato di fantasia e brio dalla quale ci aspettiamo grandi soddisfazioni.

Tutte partecipano ai campionati Csi a loro dedicati sia a livello provinciale che regionale.

Sappiamo di un suo sogno nel cassetto (il Palaredentore): riuscirà a realizzarlo?

E’ un sogno che ci spinge a pensare e a lavorare duramente, perché realizzandosi potrebbe dare enormi benefici, non solo all’attività sportiva della società, ma anche alle altre attività giovanili in parrocchia. Va detto che la nostra società è completamente auto-finanziata: gli atleti pagano quote che cerchiamo di tenere più basse possibile, per permettere a tutti di potervi accedere, e sono pochissimi coloro che ci sostengono economicamente, anche se va a loro il nostro ringraziamento, perché permettono di giocare anche coloro che non avrebbero nessuna possibilità di vivere una vera esperienza formativa, che non ovunque si può trovare. Sottolineo che gli operatori, a partire dal sottoscritto, prestano il loro servizio in maniera completamente gratuita, anzi affrontano di tasca loro le spese delle trasferte e delle telefonate. Vi parrà strano: siamo una realtà parrocchiale con 150 tesserati, ma mai nessuno si è fatto avanti per poterci aiutare ad avere un pulmino per le trasferte che dobbiamo affrontare (di solito chiedendo l’aiuto anche ai genitori). Fatta questa analisi vi lascio pensare quale può essere la nostra volontà di realizzare un polo sportivo che sia di riferimento per il nostro quartiere ed oltre, perché a Ravenna le società come la nostra, che si occupano esclusivamente dello sport per tutti, si contano sulle dita di una mano. Ciò si scontra con la dura realtà della difficoltà nel raccogliere i fondi necessari per la costruzione della struttura: pensate che sarebbe sufficiente che ogni famiglia della parrocchia donasse 50 euro per poter coprire le spese. Sarebbe altresì auspicabile che le realtà imprenditoriali locali potessero avvicinarci al nostro progetto, che ha tutte le caratteristiche per essere una grossa opportunità di visibilità e di impegno sociale.

Quest’anno è il 20° anno di età di questo Redentore: ha già in mente qualcosa?

E’ un traguardo importante che vogliamo festeggiare principalmente rendendo participi delle nostre attività più persone possibile, quindi organizzando mini-tornei dei vari sport invitando società di Ravenna e non e chiamando i nostri giocatori all’incontro con quelli che hanno vestito le nostre maglie negli anni passati, insieme a coloro che hanno contribuito e contribuiscono alla realizzazione della società sportiva di oggi. Non mancheranno momenti di festa, una mostra fotografica e una pubblicazione dedicata ai 20 anni passati assieme.

Qual è il migliore augurio che vuole rivolgere a tutte le squadre, allenatori e atleti?

Più che un augurio è una promessa, che vorrei fosse condivisa da tutti coloro che sanno cosa può significare: quella di ricordare nelle preghiere al Signore ogni singola persona perché unica, irripetibile e portatrice di bontà e santità, affinché possa affrontare la vita, anche attraverso lo sport, con coraggio, umiltà, con la certezza che il Signore veglierà su di lei. Agli allenatori, oltre al mio ringraziamento, va anche l’assicurazione che, finché faranno gli animatori di uomini, e non solo gli allenatori di atleti, avranno le grandi soddisfazioni che meritano.

Secondo lei, perché dopo tanti anni questa polisportiva è ancora viva e funziona?

Come ho già detto, quando il progetto alla base di un’attività si aggancia ai valori della vita, della Chiesa e della crescita umana e sociale, non può che attirare tutti coloro che hanno caro tutto ciò ed è per questo che ogni anno tante persone scelgono di giocare con noi; non solo quindi per l’agonismo, ma soprattutto per la centralità dell’uomo, che si ritrova in ogni cosa che facciamo. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che in questi vent’anni hanno dato tanto e con tanto cuore, per il bene di tutti.

C’è ancora possibilità di fare sport “sano”? Perché è sempre più difficile trovare ragazzi nei campetti e nelle parrocchie?

Questo tema è stato affrontato fin troppe volte e con tanti discorsi roboanti e moralisti ma poco pratici. In definitiva, lo sport “sano” si costruisce dalle fondamenta, dai giusti principi, dall’impegno, dal distacco dal materialismo e dal culto della vittoria a tutti i costi. Bisogna mettere in primo piano il soggetto dell’attività, l’uomo, non lo strumento rappresentato dallo sport. Le famiglie pensano che, per avviarli allo sport, i figli debbano farlo ad alto livello, scelta che in partenza sminuisce il lavoro di tante società “minori” e dei loro operatori (non sono forse stati gli oratori le prime fucine di grandi campioni?). Quindi i ragazzi vanno a fare esperienza di sport in grosse società che non possono tenere tutti, ma devono selezionarli secondo il principio “se non ha i requisiti vai a casa!”. Noi la pensiamo diversamente e questa è la più grande garanzia che possiamo dare ad un genitore che vuole far fare sport al proprio figlio. Non con questo abbiamo ostacolato chi volesse fare esperienza a più alto livello, anzi abbiamo incoraggiato questi ragazzi, ma mentre uscivano dalla palestra gli abbiamo ricordato che la porta per loro sarà sempre aperta: un amico rimane sempre un amico, anche se lontano. Le proposte di sviluppo delle attività giovanili, in particolare sportive, sono legate a diversi fattori, tra cui gli operatori, sempre più rari perché manca il senso del servizio, e i luoghi dove fare sport (chi si fiderebbe a lasciare da soli dei bambini a giocare in un campetto fino a sera come si faceva una volta senza avere più di una paura?). Quindi vanno aiutate e sostenute realtà come la nostra affinché possano dare quelle certezze ai nostri ragazzi, che troppo spesso sanno solo correre con le moto sulla Play-Station, mentre dopo un salto hanno il fiatone, e spesso il risultato è che ancora non sanno rapportasi con se stessi e con gli altri.

Scelga uno slogan per la società o ci racconti un episodio che ci faccia capire il motivo per cui una persona dovrebbe iscriversi al SS. Redentore?

Tanti mi hanno detto che era una cosa impossibile, ma modestamente sono riuscito a realizzare un’utopia e di questo vado fiero: “Si può giocare tutti e vincere”: credo sia necessario dare il giusto spazio ad ognuno per potersi esprimere, accentando i propri limiti senza permettergli di essere d’intralcio ad una esistenza vera, ma piuttosto stimolo per migliorarsi, e facendo fruttare le proprie qualità a beneficio di tutti. Un aneddoto? Ricordo di un episodio in cui la felicità di una coppa vinta sarebbe stata poca cosa, in confronto a quella procurata dalla corsa verso la panchina di 6 ragazzine che vincevano il loro primo set dopo una serie di partite perse 3 a 0: non era solo felicità per il risultato, per altro parziale, vista la sconfitta finale, ma la gioia di essere lì a giocare, insieme.

Copyright © 2024 SS Redentore. Design: goodkarma. - Area Riservata

Privacy Policy