Quarta e quinta sconfitta di fila per i ragazzi del Redentore, che, un po’ per sfortuna, un po’ per fato e un bel po’ per nostri demeriti ancora non riesce ad ingranare.
La partita della settimana scorsa vedeva i ragazzi di mister Tony impegnati contro il Morena. Partita sulla carta accessibile, ma che il Redentore affronta in situazione di emergenza, con 74 infortunati e 56 persone in giro per il mondo, costretto a schierare tra i ranghi anche lo stesso redivivo mister come unica punta. L’impegno e il gioco espresso erano buoni malgrado tutto, ma naturalmente la palla da loro non entra e da noi si. Il primo gol è un esternaccio a giro sotto l’incrocio che neanche Shevchenko dei tempi d’oro, il secondo (direttamente su calcio di punizione), arrivato a pochi minuti dalla fine della partita, ci taglia completamente le gambe. In mezzo il nostro gol, di Vito che ricevuta la palla da Josè entra in area in velocità e batte il loro portiere.
L’espulsione (un po’ fiscale) di Vincenzo costringe Tony a mettere in pratica una mossa azzardata, e provare un 3-3-3 che per funzionare avrebbe bisogna anche di maggior fortuna. Fortuna che in questo periodo evidentemente ci manca, tanto che neanche il tempo per la nostra difesa di assestarsi che un pallone lasciato colpevolmente lasciato rimbalzare in area viene controllato dal loro attaccante che, praticamente lasciato solo, deposita il pallone in rete per il 3 a 1 finale.
Questa settimana invece il Redentore chiamato all’ennesimo riscatto affronta l’Olimpia in casa. Tony questa volta ha maggiori scelte nella formazione e opta per il canonico 4-1-4-1 che Petkovic gli ha copiato alla Lazio. Partita molto equilibrata, a tratti anche molto bella , le due squadre si affrontano a viso aperto e le occasioni create da una parte e dall’altra si sprecano. Anzi, a dir meglio, le sprechiamo… Infatti malgrado la mole di gioco sia più o meno equa, il Redentore mostra il solito, piccolissimo dettaglio mancante. Non tiriamo in porta mai.
Mai.
Neanche sotto minaccia armata. O si sbaglia l’ultimo passaggio, o si decide per un dribbling di troppo, o Urano entra in congiunzione con Saturno e questo rappresenta un periodo sfortunato per il segno zodiacale di chi riceve la palla in area.
E quando arrivano i tiri, sono per lo più da centrocampo e perlopiù a fil di palo. Della luce intendo. La parte alta a dirla tutta.
Non è un problema di giocatori. Non solo intendo. Micky unica punta infatti offre una prova generosa e sbaglia poco, Josè salta spesso l’uomo e Vito in velocità a campo aperto è immarcabile; Fefo e Gori sono bravissimi in tutt’e due le fasi e anche la difesa e il portiere se la cavano egregiamente, ma non c’è niente da fare, la palla da loro non entra e da noi sì.
I problemi sono sempre quelli, prima che tattici o tecnici, di baricentro. La nostra azione si costruisce per di più nella nostra metà campo, costringendo la squadra ad allungarsi, e creando una zona di buio tra i nostri centrocampisti e l’attacco in cui gli avversari, una volta recuperato il pallone, hanno vita facile ad inserirsi e a costruire in pochi passaggi azioni ben più pericolose.
In più la nostra poca abitudine ad avere palle vicino all’area di rigore avversaria ci rende frettolosi, imprecisi e un pochino ossessivi (al vedere un compagno di squadra con la palla al limite dell’area , tutti quelli nelle vicinanze corrono dentro l’area urlando “PALLA! PALLA!”, senza invece mettersi a coprire gli spazi per un allargamento laterale o uno scarico…) ; e così aumentano ancora di più gli errori.
Questa volta il gol degli avversari è per un regalo generosissimo da parte nostra, una rimessa dal fondo del portiere battuto male che viene recuperato dall’attaccante che anticipa Mimmo ed insacca.
Del resto la partita prosegue come appena spiegato. Roberto è bravissimo a dire di no in 3-4 occasioni, mentre a noi manca sempre l’ultimo passaggio, l’ultimo controllo o l’ultimo dribbling; e quando l’arbitro, apparso quantomeno insicuro in molti frangenti, fischia l’1 a 0 di fine incontro e sancisce la nostra quinta sconfitta in 5 partite, ci ritroviamo a guardarci in campo con un senso di ingiustizia e di impotenza riassumibile in un “ma ché, abbiamo perso ancora?!”
Alla prossima Reddd